Uragano, ciclone, tifone: qual è la differenza?
Ricordiamo ancora le immagini di devastazione lasciate dall’uragano Melissa, che ha sconvolto i Caraibi e in particolare la Giamaica. In questi giorni, invece, cresce l’apprensione per il tifone Fung-wong che sta raggiungendo le Filippine, con raffiche di vento che arrivano fino a 230 km/h. Negli ultimi decenni abbiamo imparato che questi eventi sempre più estremi sono una conseguenza dei cambiamenti climatici: proprio in questi giorni, a Bélem in Brasile, i delegati delle diverse nazioni discutono di clima e ambiente alla COP-30, la 30a edizione della Conferenza delle Parti prevista dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In questi anni abbiamo però anche imparato a familiare con termini come uragano, ciclone, tifone… ma qual è esattamente la differenza tra questi fenomeni estremi? Grazie alle informazioni dell’Enciclopedia Motta cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Ciclone tropicale, uragano e tifone: la differenza
Cominciano dai cicloni tropicali. Come spiega l’Enciclopedia Motta alla voce ciclone, si tratta di aree di bassa pressione verso le quali convergono i venti, che cominciano a ruotare con un movimento a spirale. In particolare, ruotano in senso antiorario nell’emisfero boreale, mentre ruotano in senso orario nell’emisfero meridionale. L’anticiclone, invece, è un’area di alta pressione dalla quale i venti defluiscono. I cicloni tropicali, cioè i cicloni che si sviluppano all’altezza dei tropici,
sono aree circolari di bassa pressione del diametro di poche centinaia di chilometri, che causano perturbazioni atmosferiche tra le più potenti e distruttive che si conoscano.
A seconda della regione vengono chiamati con nomi diversi. Nel Pacifico occidentale e nel Sud- Est Asiatico si parla di tifoni (dal greco typhón “tempesta”), mentre nell’Atlantico settentrionale sono detti uragani (da hurican o huracan, che in lingua caraibica che indica “il dio del male”). Nell’Indiano, invece, si parla genericamente di cicloni. Come dicevamo, questi fenomeni possono diventare particolarmente distruttivi. Il caso tristemente più famoso è quello dell’uragano Katrina, che nel 2005 devastò le coste del golfo del Messico e in particolare la Florida, dove i danni più ingenti si ebbero a New Orleans.
Chi sceglie i nomi dei cicloni?
La World Meteorological Organization sceglie i nomi a partire da liste che variano a seconda della zona che sarà interessata dal fenomeno. Nel 1953, per esempio, per la prima volta fu stilata per gli Stati Uniti una lista di nomi in ordine alfabetico: il primo uragano avrebbe avuto un nome che iniziava con la A, il secondo un nome con la B e così via. Le liste sono state modificate negli anni, ma continuano a essere usate. Inoltre, i nomi vengono riutilizzati ciclicamente, a meno che non si siano verificati fenomeni particolarmente disastrosi. Il nome Katrina, per esempio, fu tolto dalla liste dopo la devastazione del 2005.
Ma perché gli uragani hanno spesso nomi femminili? L’abitudine forse risale a una vecchia superstizione diffusa tra i marinai, secondo cui avere una donna a bordo di una nave portava sfortuna. In ogni caso, ben presto ci si rese conto che usare solo nomi femminili era una usanza sessista, e così dal 1979 nella lista sono stati inseriti anche nomi maschili. Nel 2024, per esempio, le coste del Messico sono state colpite dall’uragano Milton.


