Le origini dell’editoria inglese
Sappiamo che la stampa a caratteri mobili fu introdotta da Gutenberg nel 1453-55. Sappiamo poi che nel giro di un decennio arrivò in Italia e che a Venezia era attivo Aldo Manuzio, considerato il primo editore in senso moderno. Da lì prese il via una lunga tradizione di maestri tipografi italiani, tra i quali si può annoverare anche Federico Motta. Ma negli altri paesi d’Europa, quando arrivò la tipografia? Alla morte della regina Elisabetta (1603) in Inghilterra si stampavano già vari libri, tra cui quelli di Shakespeare e Chaucer. Ma questo mercato editoriale esisteva già da circa un secolo, da quando cioè giunse nel paese la stampa a caratteri mobili.
William Caxton, il primo stampatore inglese
A introdurre la stampa in Inghilterra fu William Caxton. Nato nel Kent, si stabilì per affari a Bruges, nelle Fiandre. In Europa conobbe lo stampatore olandese Colard Mansion, dal quale apprese l’arte della stampa con i caratteri mobili. Aprì così una tipografia a Bruges e nel 1473 stampò la Recuyell of the Historyes of Troye, il primo libro in lingua inglese a essere stampato. Tornato in patria, nel 1476 aprì una tipografia a Londra, la prima del regno. Grazie all’appoggio economico della duchessa Margherita di York poté attrezzare il proprio laboratorio, dove videro la luce i primi libri a essere stampati sul suolo inglese (tra cui i Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer). Caxton fu anche editore e la sua attività contribuì alla diffusione di una lingua inglese comune: i libri che stampava, infatti, dovevano essere scritti in un inglese standard, privo di coloriture dialettali troppo marcate.
L’editoria inglese nel Cinquecento e nel Seicento
Ma com’era l’editoria inglese in questo periodo? Alla morte della regina Elisabetta I, nella sola Londra era presente una ventina di editori e il mercato librario coinvolgeva poche persone. Questo mercato, in età elisabettiana, era controllato dalla Stationers’ Company. Per poter pubblicare un libro era necessario avere l’autorizzazione dalle autorità e poi ottenere una licenza dalla Stationers’ Company, per la quale si doveva pagare una somma di denaro. Va però ricordato che l’editoria dell’epoca era diversa dall’editoria moderna che conosciamo oggi. Gli editori in genere erano librai, quindi acquistavano i testi, li facevano stampare dalla tipografia e poi si occupavano di venderli nei loro negozi. In altri casi, invece, l’editore era lo stampatore. Non esisteva quindi la figura dell’editore come la conosciamo oggi, chiaramente distinta da quella del tipografo e del libraio. Ma soprattutto non esisteva il diritto d’autore: le prime regolamentazioni in merito risalgono al regno della regina Anna, nel 1709.