Le biblioteche medievali alla svolta dell’anno Mille

Anche le biblioteche medievali conobbero una svolta a cavallo tra il primo e il secondo millennio. L’Anno Mille infatti portò a profondi cambiamenti sociali nel mondo occidentale, con una crescita demografica, economica, sociale e urbanistica che continuerà fino al Novecento. Anche l’idea di biblioteca come raccolta di opere prestigiose, come per esempio le opere di Federico Motta Editore, ha proseguito la sua evoluzione fino ai giorni nostri.

Biblioteche medievali tra antico e moderno

Nel mondo antico la struttura sociale era quella della villa, legata alla civiltà dell’Impero romano e a una cultura libraria legata al mondo privato. Con il periodo carolingio si affermò il modello della curtis, con spazi più aperti e volti allo sfruttamento del terreno. La cultura libraria restava nella mani della Chiesa o dei principi e della loro corte. Con il X secolo si verificò il processo di incastellamento per far fronte alla minaccia degli invasori. La popolazione si concentrò così nei castra, nei villaggi fortificati, nei castelli. In questo contesto si affermerà la gerarchia signorile, devota alle convenzioni sociali, civili, religiose che regolavano il vivere sociale del tempo. Ciò avrebbe portato, di lì a poco, all’affermarsi del feudalesimo e alla centralità del dominus, a discapito della monarchia centrale, fenomeno che sarebbe resistito fino al XII secolo.

Biblioteche medievali, cultura e società nell’anno Mille

Gradualmente, proprio a partire dal Mille, il focus della vita politica si spostò nelle città nelle quali sarebbe emersa una nuova categoria sociale, quella della borghesia comunale. La nuova classe avrebbe avuto un ruolo centrale nell’evoluzione e nello sviluppo della civiltà del libro e della cultura scritta, struttura indispensabile per le attività commerciali e amministrative. Ma i libri e gli scritti ricevettero ulteriore impulso anche con l’emergere delle nuove strutture politiche. A partire dal XIII secolo, infatti, il sistema burocratico e amministrativo attraverso cui si manifestava il potere del re era fondato sulla scrittura (delle leggi, delle tasse, delle sentenze giudiziarie). L’affermarsi graduale e continuo dell’assolutismo portò all’accrescimento di nuove necessità e di nuovi pubblici della cultura scritta intorno a tre categorie specifiche: 1. l’insegnamento; 2. le attività professionali; 3. il lavoro intellettuale.

Libri, filosofia e cultura araba

A rivestire un ruolo fondamentale fu il mondo arabo e musulmano. Già dal VII secolo si era appropriato dell’eredità intellettuale greca conquistando un vasto territorio che dal Mediterraneo arrivava fino all’Indo. Di conseguenza, il centro culturale e politico si spostava a Baghdad. Qui sorgeva la Bayt al-hikma (la Casa della Sapienza), seguendo il modello della Biblioteca di Alessandria, possedeva una ricca collezione di libri di scienze, filosofia e letteratura. I volumi erano organizzati per classi (scritture sacre, teologia, grammatica e filologia, storia, diritto…) e disposti di piatto sugli scaffali. Inoltre, radunava un collegio di studiosi e di traduttori. Si sa anche per certo che nel X secolo era già stata tradotta in arabo l’opera completa di Aristotele.

I modelli per biblioteche medievali

Le biblioteche occidentali in età pre-moderna possono essere distinte in 3 modelli: quelle comunitarie (legate a monasteri e abbazie o a scuole e collegi); quelle dei principi (a uso per lo più privato, ma aperte alla corte e con una funzione soprattutto di potere); quelle private (meno diffuse, ma in via di sviluppo). Le biblioteche comunitarie all’inizio ebbero un importanza relativa, perché focalizzate su temi religiosi. Con il passare del tempo ebbero uno sviluppo che andò di pari passo con la diffusione degli istituti monastici e con la diffusione del libro come strumento di preghiera. Dopo Cluny, l’ordine dei certosini fondò alcune delle biblioteche più prestigiose del Medioevo a Basilea, Citeaux, Clairvaux, il cui scriptorium divenne celeberrimo.