L’enciclopedia medievale e il valore della cultura

Abbiamo più volte ricordato l’importanza di grandi opere come l’Enciclopedia Motta. Per il valore culturale che hanno saputo esprimere, queste iniziative hanno avuto sempre un ruolo di primo piano nella civiltà europea. C’è però un’epoca segnata profondamente da un tipo di sapere enciclopedico: il Medioevo.

Le prime enciclopedie nel Medioevo

Fin dall’antichità gli uomini di cultura hanno cercato di raccogliere in un’unica opera tutto il sapere, un’ambizione che prosegue ancora oggi, come dimostrato dall’Enciclopedia Motta. Per il valore di simili iniziative, la cultura e la civiltà europea ha avuto a disposizione importanti strumenti per lo studio e la trasmissione del sapere.

Le enciclopedie medievali avevano come modello è il De Doctrina Christiana di Agostino di Ippona. La Bibbia viene indicata come testo fondamentale con cui confrontare ogni conoscenza. In essa però il significato è nascosto dietro alle parole. L’uomo non può infatti conoscere intuitivamente la verità. Può farlo solo in forma mediata, per figure e allegorie, attraverso il linguaggio, che è uno strumento indispensabile ma imperfetto.

Tuttavia non è solo Agostino a influenzare gli autori medievali di enciclopedie. Boezio, con le sue traduzioni di Aristotele, fornisce un lessico rigoroso e problemi filosofici divenuti “classici”. Isidoro di Siviglia invece, nelle Etymologiae sive Origenes, mira a salvare il sapere antico proponendolo come fondamento per l’educazione della classe dirigente.

Enciclopedia e cultura nel XII e XIII secolo

A partire dal XII secolo la cultura, e quindi anche le enciclopedie, vengono influenzate dalla scoperta di nuovi testi greci e arabi, che prendono a circolare nel mondo latino. Accanto ai manuali delle scuole filosofiche, prende piede un nuovo genere: la “piccola enciclopedia“. Sono testi agili scritti per il nuovo ceto cittadino, che ha l’esigenza di informarsi su questioni scientifiche e morali. Ma non mancano opere enciclopediche più complesse e ambiziose, come quelle di Vincent de Beauvais o Alberto Magno.

Nel XIII secolo si affermerà poi un nuovo modello. Abbandonata l’idea che l’enciclopedia debba essere una raccolta dello scibile dell’epoca, si prospetta l’immagine dell’enciclopedia come “progetto” di organizzazione del sapere. Questo è evidente negli scritti di Bacone e Raimondo Lullo. L’enciclopedia come progetto rivela però un’altra esigenza: il rinnovamento del sapere come mezzo per riformare la società.