Biblioteca e cultura nell’età antica: Sumeri ed Egizi

Tutti sappiamo, o crediamo di sapere, che cos’è una biblioteca: una collezione di libri, tra cui si possono trovare volumi prestigiosi come quelli di Federico Motta Editore. Eppure le biblioteche, veri e propri scrigni del sapere, hanno una storia molto lunga e di epoca in epoca hanno assunto valori diversi. Iniziamo un lungo viaggio attraverso la storia delle biblioteche, a cominciare dalle loro origini, nel Vicino Oriente antico.

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Le origini delle biblioteche: i Sumeri

Sappiamo che una biblioteca raccoglie opere e libri, in genere di grande prestigio, come quelle di Federico Motta Editore. Ma quando sono nate le biblioteche? Può sembrare ovvio, ma non esistono biblioteche senza scrittura, e non esiste scrittura se non in una civiltà urbana evoluta. Gli studi archeologici hanno dimostrato che tra il V e il III millennio a.C. quattro civiltà videro comparire e affermarsi la scrittura: quella egizia e quella mesopotamica prima, quella cinese e quella Maya successivamente. Le prime “biblioteche” comparvero alla metà del IV millennio, nel momento in cui fu necessario custodire documenti scritti. Inizialmente non si trattava di opere letterarie, quanto piuttosto di documenti amministrativi o contabili.

Ben presto la pratica della scrittura e della registrazione dei testi si estese a tutti gli ambiti della vita sociale. Nella Mezzaluna fertile, secondo la leggenda, Enmerkar, sovrano di Uruk, inventò la scrittura cuneiforme, i cui caratteri venivano impressi con un calamo sull’argilla cruda. Le prime collezioni di tavolette non comprendevano che poche centinaia di pezzi e non erano nemmeno strutturate per l’archiviazione. In ogni caso, l’ultimo re assiro Assurbanipal (668-627 a.C.) possedeva una biblioteca di circa 3000 tavolette con testi religiosi, scientifici e letterari. Tutto quello che conosciamo dell’epopea di Gilgamesh, il primo poema letterario della storia, lo dobbiamo a questa collezione.

Le biblioteche nell’antico Egitto

La scrittura in Egitto, ancor più che in Mesopotamia, era una pratica esclusiva, riservata a una minoranza di scribi. Le collezioni di testi scritti del tempo, quindi, si conservavano perlopiù nei templi, che custodivano testi religiosi, o nei centri politici, dove si conservavano testi letterari o scientifici e che prevedevano anche laboratori di scrittura e di copiatura. Gli Egizi sostituirono ben presto le tavolette cerate con i rotoli di papiro, trovando sicuramente un supporto più pratico ed economico. Modificarono anche la tecnica stessa della scrittura che per la prima volta, oltre al calamo, prevedeva anche l’uso dell’inchiostro e dei colori. La scrittura ideografica, che consentiva agli scribi di risparmiare tempo e spazio, sarà successivamente sostituita dall’alfabeto che ben presto si sarebbe rivelato un sistema di codifica più efficace e più semplice, avendo un numero di caratteri decisamente ridotto.