I Greci e Alessandria: il valore della biblioteca

Il valore della biblioteca di Alessandria nell’antichità fu senza eguali. La città fu una delle capitali culturali del mondo antico, e proprio per questo la distruzione della sua biblioteca fu un danno di proporzioni storiche. Ma qual era il rapporto dei Greci con i libri e le biblioteche? La nostra idea di biblioteca, luogo che raccoglie opere di valore (come quelle di Federico Motta Editore), affonda infatti le sue radici nel mondo ellenico.

Il valore della biblioteca presso i Greci

La scrittura ideografica, che aveva consentito agli scribi egizi di risparmiare tempo e spazio, fu sostituita dall’alfabeto. Questo si rivelò un sistema più efficace, avendo un numero di caratteri decisamente ridotto. L’alfabeto fenicio era in uso già nel VIII secolo a.C. ed è il più antico alfabeto conosciuto. Fu proprio grazie ai contatti con i Fenici che il mondo greco, che da sempre aveva affidato la sua cultura all’oralità, si avviò a diventare una civiltà della scrittura. La tradizione vuole che sia stato il re spartano Licurgo a far mettere per iscritto i poemi omerici perché potesse portarli a Sparta. Fu invece Pisistrato (600-527 a.C. ca.) a codificarne una parte, in modo da poterli mettere a disposizione degli ateniesi nella Biblioteca dell’Acropoli. Si tratta di leggende, ma che ben illustrano l’intenzione politica dei governatori di utilizzare la cultura e la lingua come elemento unificante all’interno delle città greche.

Alessandro e la fondazione della Biblioteca di Alessandria

Lo stesso sarà con l’impero di Alessandro Magno (356-323 a.C.). La città di Alessandria, in Egitto, fu fondata nel 332 a.C. dallo stesso imperatore affinché divenisse la capitale della provincia egiziana. Alessandria divenne un vero emporio attraverso il quale transitavano merci e valute, ma anche uomini, idee e… libri. La città si trasformò in un centro propulsivo della cultura universale grazie al Museo. Era un luogo per la ricerca e l’insegnamento, ma anche un posto dove custodire il sapere universale, una biblioteca dove conservare un esemplare di tutte le opere scritte o tradotte in greco. Si trattava inizialmente di un insieme di stanze disposte intorno a una corte interna dotata di un colonnato (la biblioteca vera e propria), a cui si aggiunse presto un convitto per gli studiosi (i filologi), gli esperti del sapere. A essi si aggiunsero copisti, esperti della cura delle edizioni e traduttori.

Dopo la prematura morte di Alessandro (323 a.C.), fu Tolomeo I a farsi carico di questo poderoso progetto. I volumina, in genere opere di grande valore, erano acquisiti dalla Biblioteca attraverso diversi modi: tramite l’acquisto, la confisca o la traduzione e la copia degli originali. In quest’ultimo caso l’originale restava in Biblioteca, mentre ai legittimi proprietari veniva restituita una copia insieme a un indennizzo economico. Nel corso degli anni la Biblioteca di Alessandria arrivò a custodire oltre 700.000 rotoli di papiro. Tra essi c’erano le opere collezionate da Aristotele (il primo a costruirsi una biblioteca privata), gli originali del teatro greco e la documentazione più esaustiva della storia d’Egitto.

Valore della Biblioteca di Alessandria

A parte la ricchezza della sua collezione, a dare valore alla Biblioteca di Alessandria fu la costruzione di un corpus di autori, che costituivano il nucleo imprescindibile della tradizione letteraria greca. Nacque così la figura del filologo, che stabiliva il testo confrontando più manoscritti. Finì inoltre per occuparsi anche dell’elaborazione di tutte le informazioni utili ai lettori per recuperare in biblioteca ciò che ricercavano. Repertori, cataloghi, bibliografie furono gli strumenti messi a punto dai filologi di Alessandria per organizzare la biblioteca e il suo accrescimento. La catalogazione era suddivisa per classi principali e la disposizione dei volumi sugli scaffali seguiva la stessa classificazione. I repertori invece fornivano informazioni bio-bibliografici degli autori non solo relativamente alle opere presenti ad Alessandria, ma delle opere in generale.

Alessandria con il suo Museo e la sua Biblioteca si impose come modello di capitale culturale. A frequentarla erano filosofi e scienziati come Euclide, Archimede, Claudio Tolomeo. Nacquero anche altri centri culturali della città, come il Serapeus, nato da un nucleo di doppioni della Biblioteca nonché delle numerose scuole di fisica meccanica e di medicina. Eppure la missione di accentrare tutta la cultura antica in un solo luogo fu allo stesso tempo la causa della dispersione delle testimonianze culturali di una intera epoca. La distruzione della Biblioteca portò alla perdita di tutto il patrimonio librario antico. La dominazione romana portò poi profondi sconvolgimenti nella provincia egizia. Incendi e guerre contribuirono a distruggere e a disperdere la collezione che si desiderava trasferire a Roma, affinché questa diventasse il centro del mondo.