La biblioteca e il suo prestigio nell’antica Roma

L’idea che la biblioteca sia una raccolta prestigiosa (in cui rientrano anche opere importanti, come quelle di Federico Motta Editore) era già diffusa nell’antica Roma, dove era considerata uno status symbol. I più ricchi, infatti, collezionavano libri che poi restavano chiusi in biblioteche private. A partire dal I secolo a.C., però, cominciarono a comparire le prime biblioteche cosiddette pubbliche.

Dalle biblioteca privata…

Nella tradizione romana il libro, giunto dalla cultura greca, finì per diventare un bene privato. Le famiglie abbienti, per avvalorare la propria posizione sociale, acquistavano i volumi, ne commissionavano la traduzione da un originale oppure, molto più spesso, li recuperavano dai bottini di guerra. Fu infatti in conseguenza alle numerose campagne militari, prime tra tutte la terza guerra di Macedonia (II secolo a.C.) e la prima guerra mitridatica, che a Roma arrivarono le prime grandi collezioni di testi greci, fino ad allora inaccessibili.

Le biblioteche romane, come detto, per quanto accessibili agli amici e ai familiares, restavano nuclei chiusi, che i proprietari non si preoccupavano di incrementare. Anzi il più delle volte, essendo la vita dei nobili dedita all’otium, ovvero allo studio come piacere della vita, le collezioni erano trasferite nelle villae suburbane dove era più facile dedicarsi ai piaceri intellettuali e alle discussioni culturali. Insomma a Roma la collezione libraria era uno status symbol, più che un oggetto di reale interesse culturale. La bibliofilia finì per concentrare i libri nelle mani di possessori ricchi ma ignoranti.

…alle biblioteca pubblica a Roma

Presto però comparvero anche le prime biblioteche pubbliche. La prima biblioteca pubblica a Roma fu progettata da Giulio Cesare nel 76 a.C. ma poi non fu mai realizzata a causa della sua morte. Successivamente provvidero allo scopo Asinio Pollione nel 39 a.C., Augusto nel 29 a.C. e nel 23 a.C., e poi ancora Vespasiano nel 70 d.C. Ma il concetto di “pubblico” va contestualizzato, nel senso che anche queste biblioteche non erano accessibili a tutti. Infatti, avevano diritto di frequentarle solo un gruppo selezionato di lettori, dotati di preparazione culturale e censo. Di solito a gestirle erano i procuratores e spesso ospitavano anche un collegio di grammatici (eruditi) che lavoravano sui testi.

Il panorama delle biblioteche antiche era sicuramente molto vasto. Tuttavia le testimonianze di quel ricco patrimonio sono scarsissime e per lo più conservate per caso. Essendo spesso concentrato in punti nevralgici, il patrimonio librario si è disperso insieme al mondo culturale che l’aveva prodotto. Guerre, incendi, calamità naturali, spesso semplice negligenza furono all’origine della sua distruzione. A questo contribuì anche il passaggio dal volumen al codex e la diffusione del cristianesimo, che segnano il passaggio all’epoca medievale e a una nuova stagione per le biblioteche.