1985-2025: 40 anni dalla morte di Italo Calvino
Il 19 settembre è il 40° anniversario dalla morte di Italo Calvino, uno dei protagonisti della letteratura italiana nella seconda metà del Novecento. Calvino, nella sua intensa attività intellettuale, non è stato però solo un grande scrittore, ma ha anche spinto per far conoscere alcuni autori poi diventati classici della letteratura.
Italo Calvino tra letteratura e impegno
Come scrive Giulio Iacoli nel suo saggio dedicato allo scrittore sull’Età moderna e contemporanea di Federico Motta Editore:
La parabola narrativa di Calvino si estende lungo le fasi più importanti del Novecento avanzato, dal giovanile Sentiero dei nidi di ragno (1947), fino all’anno della sua morte, il 1985 (e oltre, se si pensa al prezioso lascito per il nuovo millennio costituito dalle sue Lezioni americane, pubblicate nel 1988, e dedicate ad alcune linee della letteratura mondiale, Leggerezza, Rapidità, Molteplicità, Esattezza, Visibilità).
La carriera letteraria e intellettuale di Calvino ha attraversato le principali tendenze culturali della seconda metà del Novecento, dal neorealismo al postmoderno, portando sempre avanti una propria personale ricerca letteraria. Tutta l’opera di Calvino si sviluppa infatti nel solco di una tensione illuminista, con uno stile immaginoso ma sempre preciso e razionale: la più sfrenata fantasia si fonde con l’esattezza scientifica. In questa direzione si pone anche il suo ruolo di intellettuale impegnato: un impegno in perenne confronto con la realtà circostante, che si interroga e si mette in discussione. Un esempio è La giornata d’uno scrutatore (1963), in cui il protagonista Amerigo è uno scrutatore comunista torinese inviato a controllare la regolarità del voto nel seggio allestito all’interno dell’ospedale del Cottolengo. Tuttavia – continua Giulio Iacoli:
il confine tra norma e abnorme, agli occhi dell’intellettuale razionale Amerigo, si fa progressivamente labile; la sua fermezza morale e laica si frantuma in brandelli di riflessioni dolorose di fronte alla pietà che la vista dei malati provoca in lui, e alla presenza di un amore e di una solidarietà più forti del loro isolamento e della loro condizione di anormalità.
Lontano dalla retorica, Calvino, in alcuni dei vertici della sua narrativa, sviluppa riflessioni, spesso amare, sulle difficoltà del presente.
Italo Calvino e gli altri scrittori
Fino alla sua morte, Italo Calvino è stato un instancabile animatore della cultura italiana. La sua riflessione e la sua opera hanno toccato i più importanti movimenti della letteratura italiana ed europea del secondo dopoguerra. Ma non solo: nel suo lavoro di editor contribuì a fare conoscere alcuni dei più grandi scrittori del Novecento. Un esempio è Leonardo Sciascia: i rapporti tra i due scrittori erano iniziati nel 1953, quando Sciascia chiese a Calvino un libro da recensire per la rivista che dirigeva all’epoca. Tra i due nacque un carteggio, destinato a durare fino alla morte di Italo Calvino nel 1985. Inoltre, Calvino fu a lungo l’editor di Sciascia: fu proprio lui il primo lettore (ed estimatore) del Giorno della civetta, il romanzo che fece conoscere lo scrittore siciliano.
Calvino riconobbe anche il valore di un altro importante scrittore: Beppe Fenoglio. Tuttavia, nonostante il parere favorevole di Calvino, il romanzo La paga del sabato fu scartato dall’editore. Ma tra Fenoglio e Calvino, comunque, si stabilì un rapporto di stima, testimoniato anche dal carteggio che si scambiarono. Calvino inoltre si spese per promuovere anche Il maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi, oggi considerato uno dei romanzi più interessanti della letteratura italiana novecentesca. Ma la lista degli scrittori con cui ebbe contatti potrebbe essere molto più lunga: da Pavese e Vittorini a Eco, senza dimenticare i francesi dell’OuLiPo, come Queneau e Perec. Un aspetto che fa di lui uno dei protagonisti assoluti della letteratura italiana del Novecento.