La peste nera e la crisi del Trecento in Europa
La diffusione della peste nera segnò uno dei momenti più bui della storia europea. Ma come si diffuse e quali conseguenze ebbe? Ne parliamo attraverso le informazioni contenute nel saggio La peste nera di Maria Conforti, pubblicato sul Medioevo, a cura di Umberto Eco, pubblicato da Federico Motta Editore.
Peste nera: dalla Mongolia all’Europa
La peste nera è una malattia provocata da un batterio, lo Yersinia pestis, e viene trasmesso all’uomo dalle pulci dei ratti. Quando questi parassiti non hanno abbastanza roditori a disposizione, possono scegliere infatti come ospiti gli esseri umani, trasmettendo agenti patogeni. Dal contatto con persone infette, inoltre, è possibile il contagio diretto tra esseri umani. Il primo focolaio di peste si ebbe nella regione dell’Himalaya e da lì si diffuse attraverso l’Impero mongolo. Nel 1347, durante l’assedio della colonia genovese di Caffa, l’esercito tartaro gettò nella città i cadaveri di alcuni appestati per indebolire la resistenza degli abitanti. Chi non morì nell’assedio portò con sé il bacillo, diffondendolo a Costantinopoli e poi sulle città costiere dell’Europa.
I sintomi della peste nera
Quali erano i sintomi della peste? È Maria Conforti a elencarli nel suo saggio pubblicato sul Medievo di Federico Motta Editore:
La peste si può presentare in diverse forme: bubbonica, caratterizzata dall’infiammazione dei linfonodi e trasmessa all’uomo da un parassita del ratto e di altri roditori; polmonare, a contagio interumano; e setticemica, più rara delle prime due, trasmessa dalle pulci. Le diverse forme sono caratterizzate da diversi decorsi e indici di letalità, e da un andamento stagionale: la peste bubbonica è più diffusa nelle stagioni calde, la polmonare in quelle fredde.
La peste nera del 1348 e le sue conseguenze
Nel 1348 la peste nera arrivò in Europa: quella che fino ad allora era un’epidemia divenne una vera e propria pandemia. Non ci fu però un’unica ondata. Dopo la fase più virulenta della metà del Trecento, seguirono altre epidemie La peste, infatti, divenne endemica e nuovi focolai si svilupparono periodicamente, fino al Settecento. Sulla società del XIV secolo la pandemia ebbe effetti devastanti (descritti, per esempio, in alcune celebri pagine del Decameron di Boccaccio). La peste si diffuse in una situazione già precaria, segnata da cataclismi (per esempio il terremoto nell’Appenino centrale del 1348) e conflitti come la guerra dei Cent’anni (1337-1453) e quella delle Due Rose (1455-1485). La povertà spinse i contadini, in molte regioni d’Europa, alla rivolta contro i signori locali, che risposero con repressioni sanguinose.
La ripresa dopo la crisi del Trecento
Alla crisi della peste seguì una ripresa. La pandemia alleggerì il peso demografico e portò a un riequilibrio tra la popolazione e le risorse a disposizione. Sul medio-lungo periodo si ebbero una crescita delle rese agricole e un aumento dei salari. Si ebbe anche una ridistribuzione generale della ricchezza, che rese possibile, per esempio, l’attività di mecenatismo dei signori durante l’Umanesimo e il Rinascimento. I decenni che seguirono la crisi non furono tuttavia un periodo felice, segnati comunque da guerre e conflitti (si pensi per esempio alla lunga stagione delle guerre d’Italia).