Umberto Eco: vita e opere, tra filosofia, letteratura e Medioevo
Se ne andava, nel febbraio 2016, Umberto Eco, le cui vita e opere hanno testimoniato il suo amore per la cultura e per i libri. Eco infatti spaziava tra diversi campi, dall’estetica alla semiotica, dalla teoria della letteratura alla linguistica e alla storia. Fin da giovane, tuttavia, aveva coltivato la passione per il Medioevo, che lo accompagnerà per tutta la vita. Per Federico Motta Editore aveva diretto una prestigiosa opera su questo importante periodo storico, così poco conosciuto dal grande pubblico eppure così importante per la storia della civiltà europea.
Vita e opere di Umberto Eco
Riassumere in poche parole vita e opere di Umberto Eco è un’impresa abbastanza complessa. Tanto vasto, infatti, era il campo dei suoi interessi, che spaziavano dalla filosofia alla teoria della letteratura, dalla semiotica alla storia. Eco fu uno dei protagonisti della cultura italiana del Novecento, fu tra gli animatori della neoavanguardia e scrisse saggi importantissimi come Opera aperta e Apocalittici e integrati. Ma non si può dimenticare la sua passione per il Medioevo, un’età storica a torto definita oscura, ricca al contrario di sfaccettature. Il Medioevo è al centro del suo romanzo più famoso, Il nome della rosa (1980), considerato un capolavoro della letteratura postmoderna italiana, che di recente ha ispirato anche un fumetto di Milo Manara. Ma al Medioevo Eco ha dedicato molti altri libri e ha curato, per Federico Motta Editore, i volumi del Medioevo.
Umberto Eco e il Medioevo
La passione di Eco per il Medioevo ha origini antiche e risale ai tempi in cui, studente di filosofia, preparava la tesi di laurea sotto la guida di Luigi Pareyson. Nella sua vita, Eco ha dedicato varie opere a questo periodo storico. E lo stesso Eco, nell’introduzione al Medioevo nei volumi di Historia. La grande storia della civiltà europea, pubblicati da Federico Motta Editore, racconta come il Medioevo non sia stato un’epoca buia, ma un momento storico dalle molte sfaccettature. Lasciamo allora la parola a lui direttamente:
[Il Medioevo] era sempre diverso anche da se stesso, salvo che cercava di non dirlo. La nostra epoca moderna ama mettere in scena le proprie contraddizioni, mentre il Medioevo ha sempre teso a occultarle. Tutto il pensiero medievale vuole esprimere una situazione ottimale e pretende di vedere il mondo con gli occhi di Dio, ma è difficile conciliare i trattati di teologia e le pagine dei mistici con la passione travolgente di Eloisa, le perversioni di Gilles de Rais, l’adulterio di Isotta, la ferocia di fra’ Dolcino e dei suoi persecutori, i goliardi con le loro poesie inneggianti al libero piacere dei sensi, il carnevale, la Festa dei Folli, l’allegra canea popolare che pubblicamente irride ai vescovi, ai testi sacri, alla liturgia, e ne conduce la parodia. […] È stata una civiltà in cui si è dato pubblico spettacolo di ferocia, lussuria ed empietà, e contemporaneamente si viveva secondo un rituale di pietà credendo fermamente in Dio, nei suoi premi e nei suoi castighi, perseguendo ideali morali a cui si contravveniva con candore.