Dalla passione per la tipografia alla Casa Editrice Motta
La storia della Federico Motta Editore inizia nei primi decenni del Novecento e affonda le sue radici nella passione per la stampa del suo fondatore.
Federico Motta nasce a Milano il 4 febbraio 1896, primo di quattro fratelli, in una famiglia di artigiani che abita in via Bramante, un quartiere popolare che allora confinava con la campagna. Qui Federico trascorre la sua infanzia: è un ragazzino vivace e un po’ ribelle, ma anche molto sveglio e curioso.
A undici anni perde il padre e capisce che deve iniziare presto a lavorare, per aiutare la sua famiglia. È in questo periodo che nasce in lui la passione per la tipografia, che lo accompagnerà per tutta la vita. Da alcuni ragazzi più grandi sente infatti raccontare le meraviglie della stampa, e nella sua immaginazione la tipografia diventa un luogo mitico in cui sogna di lavorare.
Gli studi e il primo lavoro
Si diploma alla scuola serale di disegno di via Pontida, e nel 1914 entra come apprendista alla Fratelli Treves, la prestigiosa casa editrice milanese che pubblicava importanti autori della letteratura dell’epoca, come Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Ada Negri e molti altri. Federico Motta sa che quello è il posto adatto dove poter apprendere tutti i segreti del mestiere di zincografo e fotoincisore.
In pochi anni diventa un vero maestro dell’arte tipografica e decide di mettersi in proprio. È un ragazzo appassionato al suo lavoro, ma è anche insofferente ai regolamenti e alla norme troppo rigide. Da qui nasce spontaneo il desiderio di diventare un libero professionista.
La Grande Guerra e la genesi della Federico Motta Editore
Il suo sogno conosce una battuta d’arresto nel 1915, quando l’Italia entra nella prima guerra mondiale. Federico trascorre tre anni al fronte, durante i quali rimane gravemente ferito. Al suo ritorno a casa, però, si riaccende la passione per la stampa e l’editoria. Insieme a un ex prigioniero ungherese conosciuto sotto le armi fonda la sua prima azienda in un piccolo laboratorio ricavato in un sottotetto in vicolo Tignone, la Fotoincisione Sociale. Il nome non è casuale: vi si leggono gli ideali e le speranze diffuse in quegli anni da Filippo Turati.
Da questo nucleo si svilupperà, nel 1929, la Cliché Motta, destinata a diventare Federico Motta Editore nel secondo dopoguerra.