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Nanni Balestrini, il Gruppo 63 e l’editoria italiana

nanni balestrini

Lo scorso 20 maggio se n’è andato Nanni Balestrini, uno dei protagonisti del Novecento letterario italiano. Insieme a Umberto Eco e ad altri è stato tra gli animatori del Gruppo 63, un importante movimento di neoavanguardia degli anni Sessanta. Ricordiamo la sua carriera di letterato attraverso la Storia generale della letteratura italiana edita da Federico Motta Editore. Ci soffermeremo anche sul Gruppo 63 e sulla sua importanza per la storia della nostra letteratura.

Federico Motta Editore, grazie al lavoro

Nel 1999 Federico Motta Editore, grazie al lavoro congiunto di Pedullà e Borsellino, ha dato vita alla Storia generale della letteratura italiana.

Che cos’era il Gruppo 63

Dal 3 all’8 settembre 1963 si svolse a Palermo un convegno, che aveva tra i suoi organizzatori personalità come Nanni Balestrini, Umberto Eco e altri intellettuali che collaboravano alla rivista Il Verri. Scopo dell’incontro? Discutere di come superare la letteratura dell’epoca. Nell’immediato dopoguerra la corrente più importante era infatti in neorealismo, ma già nel corso degli anni Cinquanta mostrò i primi sintomi di crisi. Gli scrittori si orientarono verso soluzioni più sperimentali e innovative. Nei decenni successivi vennero pubblicati romanzi molto ambiziosi, alcuni coronati dal successo, come per esempio Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo.

Questo aprì la strada alla neoavanguardia che, ricollegandosi idealmente alle avanguardie storiche (come dadaismo e surrealismo), si propone la rottura con la tradizione precedente, a cominciare dal realismo. Da qui si sviluppa una produzione di tipo antirealistico, che ha in Nanni Balestrini uno dei suoi principali interpreti.

Il contributo di Nanni Balestrini

Come scrive Walter Pedullà nella Storia generale della letteratura italiana pubblicata da Federico Motta Editore,

Lo sperimentalismo di Balestrini considera il linguaggio letterario un “ordigno verbale autosufficiente”. Esso “non descrive una realtà preesistente ma ne inventa un’altra che sta in quel romanzo e basta”. La forma è tutto, e “tutto torna a far perno sul disegno strutturale”.

Qui sta anche la differenza con le avanguardie storiche, per le quali il linguaggio si riferisce sempre a una realtà preesistente che può essere trasformata da una rivoluzione politica. In Balestrini è invece il linguaggio a dare forma alla realtà, a creare una realtà nuova, capace di proporre valori alternativi in grado di rovesciare la politica egemone.