Federico Motta Editore e il fumetto italiano
Graphic novel e fumetti rappresentano un genere editoriale molto importante, tanto che a loro viene ormai riconosciuta un’indiscussa dignità artistica. Autori come Zerocalcare, Vanna Vinci, Tito Faraci e Gipi sono oggi tra i più seguiti dai lettori. Eppure in origine il fumetto in Italia era considerato un prodotto esclusivamente per bambini. Scopriamo insieme come è nato il fumetto italiano e quale ruolo ha avuto all’epoca la Cliché Motta, che poi sarebbe diventata Federico Motta Editore.
Le origini
Oggi i lettori di fumetti conoscono autori contemporanei come Tito Faraci o Zerocalcare, ma la storia del fumetto italiano è lunga più di un secolo. Come data di nascita viene indicato il 27 dicembre 1908, giorno in cui uscì il primo numero del Corriere dei piccoli, supplemento del Corriere della Sera dedicato ai giovanissimi lettori. Ideato dalla giornalista Paola Lombroso Carrara, il Corrierino (come era stato soprannominato) proponeva tavole a disegni con finalità didattiche per i più piccoli. Sul giornale comparve anche il primo personaggio dei fumetti italiano, Bilbolbul, un bambino africano inventato da Attilio Mussino. Bisogna però aspettare il 1917 per vedere il più famoso personaggio del fumetto italiano dell’epoca: Il signor Bonaventura, ideato da Sergio Tofano.
Gli anni Venti
Con gli anni Venti e l’instaurazione del fascismo, anche il fumetto si piegò alle direttive della propaganda di regime. Il fumetto in Italia era infatti considerato un prodotto esclusivamente per l’infanzia, e la dittatura cercò di utilizzarlo per educare al fascismo le nuove generazioni. Nel 1923 comparve quindi Il Balilla, un giornalino propagandistico. L’editoria del periodo era però molto attiva. Nello stesso anno infatti nacque anche una testata di orientamento cattolico destinata a fare la storia del fumetto italiano, Il Giornalino. Negli anni successivi inoltre il Corrierino propose due nuovi personaggi: Marmittone di Bruno Angoletta e Sor Pampurio di Carlo Bisi.
L’avvento dei fumetti dagli Stati Uniti
Negli anni Trenta iniziò la diffusione anche in Italia dei fumetti americani. Nel 1932 arrivò nelle edicole Jumbo, il primo settimanale a pubblicare strisce d’oltreoceano. A questo si aggiunsero altre testate, come L’avventuroso, L’audace, L’Intrepido e Topolino. Nel 1938 il regime proibì le pubblicazioni dei fumetti statunitensi, che però rimasero come modelli per i nuovi fumetti italiani. Tra questi c’è Dick Fulmine di Carlo Cossio, pubblicato da Federico Motta Editore, ispirato ai noir americani. La casa editrice propose poi anche uno spin off, dedicato a Zambo, il gigante della Martinica. La storia del fumetto italiano non terminò però con il conflitto mondiale. Proseguì nel dopoguerra e arrivò fino ai giorni nostri, con nuovi autori e nuovi personaggi, da Tex di Gianluigi Bonelli ad Armadillo di Zerocalcare.